martedì 11 marzo 2014

Intervista a Mina Gamboni

Mina Gamboni è la fondatrice e stilista di Smash, azienda di abbigliamento femminile. L’azienda nasce nel 1977 a Rimini come piccolo laboratorio di sartoria. Negli anni ’80 inizia una prima fase di espansione e la neonata azienda artigiana GaGa si afferma su tutta la fascia costiera della Riviera Romagnola. Negli anni ’90 cambia nome in Smash e allarga ulteriormente i propri mercati fino a raggiungere Marche, Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Puglia e alcune aree all’estero.

A.B. Qual'è il suo primo ricordo legato alla moda? Quando e come è cominciata questa passione?
M.G. Il primo ricordo risale alla mia infanzia poiché mia madre era sarta. Ho usato per la prima volta la macchina da cucire a circa 10 anni: volevo a tutti i costi una gonna ma mia madre non la voleva fare, quindi ho provato a cucirla da sola ed è stato un vero dramma.
A.B. Quando invece è cominciata la sua carriera vera e propria, quando la moda si è trasformata in un lavoro?
M.G. Attorno ai 16 anni. Ho frequentato la scuola di taglio a Pesaro, avevo capito che era quella la mia strada.
A.B. Se non avesse lavorato nella moda, cosa avrebbe voluto fare nella vita?
M.G. Avrei sempre voluto studiare, questo è rimasto ancora oggi il mio più grande rimpianto. Avrei voluto frequentare la scuola di ragioneria ma sono nata in un paesino dove non c'erano le scuole superiori, era necessario quindi spostarsi e non c'erano i mezzi.
A.B. Invece quando non lavora, cosa le piace fare nel tempo libero?
M.G. Di tempo libero ne ho pochissimo. Adoro andare in montagna a rilassarmi quando riesco. Mi piace molto anche leggere, leggo soprattutto libri d'avventura e gialli.
A.B. Quando pensa ad una collezione, a quale tipo di donna si ispira?
M.G. Ho sempre pensato a dei capi che prima di tutto indosserei io stessa. Mi piacciono gli abiti che possono essere indossati in varie occasioni magari giocando con varie fantasie o dei toni di colore di tendenza.
A.B. Per ispirarsi consulta siti internet o riviste?
M.G. Consulto molte riviste e giornali di moda. Ma la cosa che preferisco è curiosare nei negozi e nelle bancarelle: piccoli particolari di abiti e accessori mi danno tantissimi spunti per le mie creazioni. Queste ispirazioni nel tempo hanno sempre pagato molto.
A.B. Qual'è il suo stilista preferito?
M.G. Mi piace tantissimo Giorgio Armani, le sue giacche mi lasciano senza fiato.
A.B. Se pensa alla parola “eleganza” qual'è la prima cosa che le viene in mente?
M.G. Sicuramente il tubino nero con un filo di perle.
A.B. Quale personaggio famoso del passato avresti voluto vestire?
M.G. Audrey Hepburn.
A.B. Invece quale personaggio di oggi?
M.G. Mi piacerebbe vestire una giornalista come Lilli Gruber. Lei solitamente veste Armani, indossa sopratutto giacche e pantaloni. Mi piacerebbe vederla con degli abiti.
A.B. Qual'è stata la sua più grande soddisfazione professionale?
M.G. Non ho il ricordo di una cosa in particolare. Ricordo la mia testardaggine, il mio credere il questo lavoro fin dall'inizio. Forse qualcuno poteva arrendersi al posto mio, io invece tenacemente sono andata avanti da sola iniziando in un modo abbastanza avventuroso, andando a comprarmi i pacchettini di tessuto con il motorino e lavorando a casa da sola. Piano piano qualcuno nella mia famiglia si è accorto che la cosa poteva diventare interessante.
A.B. Quando e come hai deciso di vestire le donne più formose?
M.G. Un giorno sono entrata in un negozio, all'epoca portavo la 46 e già vi erano problemi a trovare alcuni tipi di abiti in quella taglia. Allora ho pensato a tutte quelle donne che hanno voglia di indossare abiti di tendenza, sfiziosi ma eleganti pur non portando una taglia 40.
A.B. Quali sono le differenze fondamentali nel vestire una donna con le curve rispetto ad una figura più asciutta?
M.G. E' molto più difficile certo. Ci vogliono piccoli accorgimenti come l'utilizzo di stampe scure, tessuti adatti, colori scuri tendenti o al blu o al nero.
A.B. Come vede il futuro di questa azienda?
M.G. Sarà un percorso molto difficile per una ditta piccola, noi ci siamo ricavati però una nostra nicchia facendo cose un po' diverse. Spero nei giovani e punto tutto sulla generazione futura.
A.B. Cos'è per lei la felicità?
M.G. Ci son tanti modi per vedere la felicità. La felicità può essere nell'ambito lavorativo una collezione venuta bene, nell'ambito familiare può essere un qualcosa che riguarda i figli o quando vai d'amore e d'accordo con il marito. Ci son tanti modi per essere felici. 

Annapaola Belicchi


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